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GATTO TV: TREDICI

Hola readers,
oggi la nostra Sarah, ci parlerà di Tredici, una serie tv vietata ai minori di quattordici anni ma che ha riscosso molto successo... andiamo a vedere perché.


Scheda Serie TV
La Liberty High School, liceo di una piccola cittadina americana, è sconvolta dal suicidio della studentessa Hannah Baker, tagliatasi le vene qualche settimana prima. Clay Jensen, anch'esso studente della Liberty High, tornando a casa trova una scatola sulla veranda al cui interno ci sono sette cassette registrate dalla stessa Hannah, in cui spiega le tredici ragioni che l'hanno spinta a togliersi la vita. Clay capisce così di avere a che fare con questa storia e inizia l'ascolto dei nastri. Emerge ben presto come Clay sia stato uno dei tredici motivi. La stagione si chiude con la registrazione fatta da Clay della confessione di Bryce, il quale dichiara di aver violentato Hannah, episodio già narrato da Hannah all'interno della dodicesima cassetta. All'interno poi della tredicesima si scopre che la scuola avrebbe potuto intervenire e salvare Hannah, ma si è tirata indietro, spingendola a togliersi la vita.
RECENSIONE

Iniziamo subito dal punto di forza di questa serie: tanti sono i temi delicati trattati, come il suicidio, la violenza sessuale, il bullismo, l’omosessualità, la violenza domestica e l’abuso di droghe che, grazie all’ottima interpretazione di un cast giovane e affiatato, hanno reso la prima stagione degna dei favori della critica. Bisogna distinguere in maniera netta, infatti, la prima stagione dalle altre due: solo questa si basa sul romanzo di Jay Asher e, attraverso le ormai celebri audiocassette, ripercorre gli ultimi scampoli di vita di Hannah Baker, svelando al pubblico le ragioni che l’hanno spinta al suicidio. Sono motivazioni profonde e che suscitano riflessioni di un certo spessore, per questo se ne consiglia la visione nelle scuole, sotto la guida di adulti competenti che possano fornire spiegazioni e sostegno psicologico. 


Il finale di stagione è crudo, non nasconde nulla degli ultimi istanti della giovane suicida e, per questo, dallo scorso anno la sequenza di immagini che vede Hannah entrare nella vasca da bagno e recidersi i polsi è stata tagliata. L’accusa, proveniente da varie parti del mondo, era grave: istigazione a emulare il gesto. Se nelle intenzioni della produzione quei fotogrammi avrebbero dovuto mostrare quanto orribile fosse arrivare a compiere un’azione tanto estrema, incoraggiando le giovani vittime di violenza a cercare aiuto altrove, si è invece registrato un aumento di casi di suicidio proprio in seguito alla visione della puntata, come fosse qualcosa di romantico e poetico. Al di là di questo, la prima stagione si presenta davvero innovativa e di spessore, e con una regia di qualità, che alterna presente e passato, prima e dopo Hannah, con scene dai colori più caldi per raccontare la vita della ragazza e toni cupi per quanto accade dopo la sua morte.


Profondamente diverso è il discorso riguardante le due stagioni successive, che non hanno incontrato il favore della critica e sono state accolte in maniera tiepida dal pubblico a causa della povertà con cui le tematiche sono state trattate. Discostandosi sempre di più dal materiale originale, durante la seconda stagione prima e la terza poi, si perde completamente il senso di ciò che aveva reso lo show avvincente e innovatore, virando al melodramma di seconda categoria.


Ora vi lascio con qualche curiosità:

  • Girare alcune scene richiedeva una pressione psicologica così pesante che dei cani per la pet-therapy avevano accesso al set per alleggerire il carico emotivo degli attori.
  • In origine, si era pensato a trasporre il romanzo in un film, tuttavia il progetto è cambiato in una serie tv per rispettare l’intera storia di Hannah.
  • Molti membri del cast hanno incontrato specialisti e psicologi per imparare a capire le situazioni dei loro personaggi.
  • Il nome Hannah è palindromo e rappresenta i due lati delle cassette che registra.
  • Né Katherine Langford (Hannah), né Dylan Minnette (Clay) avevano letto il libro prima di entrare a far parte del cast della serie. Katherine Langford lo ha fatto prima dell’inizio delle riprese, mentre Dylan Minnette ha evitato appositamente di leggerlo per non confondere il personaggio del romanzo con quello dello show.
   

2 commenti

  1. Non è un caso infatti che sono ancora indeciso nel vedere o no la terza stagione, perché la seconda anche se mi è piaciuta ugualmente un po' ha deluso, e comunque arrivare al livello della prima è praticamente impossibile, perciò non so.

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    1. La prima è inarrivabile, siamo d'accordo. Se pensi di riuscire a prendere la terza stagione come uno spunto di riflessione che esula dalla storia di Hannah, allora ti consiglio di vederla. Io l'ho guardata con questo spirito e non mi è dispiaciuta.

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