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CINEGATTO: DON'T WORRY DARLING

Dopo la presentazione al Festival di Venezia, Don't Worry Darling sta per arrivare al cinema dal 22

settembre.


Scheda Film




Alice (Florence Pugh) e Jack (Harry Styles) vivono nella comunità idealizzata di Victory, la città aziendale sperimentale che ospita gli uomini che lavorano al progetto top-secret Victory e le loro famiglie. L’ottimismo della società degli anni Cinquanta, propugnato dall’amministratore delegato Frank (Chris Pine) – in egual misura visionario aziendale e life coach motivazionale – caratterizza ogni aspetto della vita quotidiana nell’affiatata utopia del deserto.
Mentre i mariti lavorano, le loro mogli casalinghe si occupano della casa e trascorrono il tempo libero insieme. Ma Alice scoprirà presto che dietro tutto questo si nasconde qualcosa di molto inquietante.


DON'T WORRY DARLING 

Olivia Wilde al suo secondo film da regista prova a mettere in scena un thriller psicologico che ruota attorno a un gruppo di coppie residenti in una piccolissima cittadina della felicità. A capo di questa società, Frank - Chris Pine - , il "visionario" che ha creato un mondo ideale in cui vivere, dove gli uomini lavorano e le donne hanno il tempo di pensare alla casa, al cibo, a sé stesse. La storia, senza entrare nei particolari, è più o meno questa. 





Il problema è che il film è lento e non cattura, che gioca troppo spesso sulle simmetrie che a lungo andare stancano gli occhi. Immagini e forme dai colori spenti che s'impongono sul grande schermo per ipnotizzare lo spettatore, ma che non possono più interessare dopo l'ennesima proposta visiva. Così il film scorre per due ore sotto l'ala della protagonista, Alice, una moglie che si spinge nell'area proibita della città e inizia a dubitare sull'autenticità della sua vita in quel contesto. Una città ideale con gente perfetta, che ricorda molto La fabbrica delle mogli e di conseguenza La donna perfetta e così via. Non è un problema il ripescare spunti dal passato, ma il come si fa. In questo caso, la Wilde non ha saputo dare ritmo a un film la cui trama vacilla e, nonostante il chiarissimo messaggio pro donne, non decolla mai. 


Un eccesso di suoni che cercano di disturbare ma non ci riescono, immagini che dovrebbero far sobbalzare lo spettatore ma che arrivano troppo lentamente, quasi come se non ci fosse il coraggio di spingersi definitivamente sulla linea del thriller condito con un po' di horror. Un film che rimane sospeso, non tanto nella trama che alla fine viene chiarita, ma nel suo stesso intento. Un genere che non azzarda, dei protagonisti molto teatrali, dei tempi lunghissimi e praticamente un unico colpo di scena che coincide con la spiegazione del film. 





                                   

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