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CINEGATTO: L'AMORE IN UN MONDO MATERIALISTA: MATERIAL LOVE

 Material Love è al cinema!


Scheda Film



 

New York City, oggi. Lucy è una "combina coppie": il suo lavoro è quello di abbinare fra di loro i single in base a determinati parametri, che hanno a che fare prevalentemente con la condizione socio-economica e l'appetibilità fisica delle due persone coinvolte. Durante la festa di matrimonio di una coppia formata da Lucy la donna rivede John, l'uomo con cui aveva condiviso una grande storia d'amore ma che ha lasciato perché, da attore squattrinato, lui non poteva darle le comodità che lei esigeva - e infatti al matrimonio fa ancora il cameriere. Nella stessa circostanza, seduta al tavolo dei single, Lucy si imbatte anche in Harry, che secondo i suoi parametri professionali è "un unicorno": super ricco, affascinante, educato, spiritoso e intenzionato ad avere una relazione seria. Da quel momento Lucy sarà divisa fra due uomini che rappresentano per lei anche due possibilità opposte di futuro.

 

L'AMORE IN UN MONDO MATERIALISTA: MATERIAL LOVE

Celine Song ci ha già stupiti non molto tempo fa con un film complessissimo nella sua semplicità: Past Lives (2023). Con Material Love conferma il suo talento e, cosa ancora più importante, la sua firma. Perché il suo modo di raccontare è particolare, unicamente suo. Si districa tra il realismo della vita, la dolce nostalgia del passato e di ciò che poteva essere, nasconde i suoi protagonisti dietro delle bugie che servono a schermare la propria realtà verso sé stessi e verso gli altri. E poi si limita a far scorrere i fatti, a far riflettere lo spettatore su cose così semplici eppure grandi, connettendoci ai suoi personaggi con tematiche universali. I finali della Song non sono mai spiazzanti, anzi. Preferisce continuare a seguire il flusso del "come deve andare", o meglio del "andrebbe così se non fosse un film". E tutto questo mi piace molto, perché c'è della poetica nei suoi film, così dolci e pieni di spunti riflessivi che non si trovano quasi più nei titoli moderni. 




Material Love è in parte frutto dell'esperienza della regista stessa che, non riuscendo a trovare lavoro prima di intraprendere la carriera cinematografica, è stata per un periodo una combina-coppie, come la protagonista Lucy (Dakota Johnson). "Mi sembra di aver imparato di più sulle persone in quei sei mesi che in ogni altro periodo della mia vita", ha detto la regista di Materialists (apprezzo maggiormente il titolo originale, perché quel plurale e quella mancanza di "amore" rende meglio il tema del film: quanto tutto giri intorno ai soldi e ai beni, per tutti). 
Il film si concentra sul concetto del moderno mondo materialista, ma anche delle ferite dei nostri genitori - e dei loro genitori a loro volta, e così via in una scia eterna - che portano a cercare di cambiare il nostro destino con tutte le forze che abbiamo. Il famoso "non diventerò come loro" che tutti noi abbiamo pensato almeno una volta è qui amplificato al massimo nel personaggio di Lucy, figlia di genitori divorziati che litigavano davanti al lei bambina per questioni prettamente materiali ed economiche. E il bello del karma è che più vuoi allontanarti da qualcosa, più ti avvicini ad esso: John (Chris Evans) è l'ex di Lucy, un adulto con lavori saltuari, aspirante attore, coinquilino di altri due "adulti" e, ovviamente, al verde. L'amore tra i due ex, la cui storia è durata 5 anni, è ancora visibile in ogni loro incontro, e non cercano neanche di nasconderlo troppo a loro stessi tra sguardi e paroline dolci. Lucy vuole una vita piena di cose (materiali), piena di soldi, di vacanze e belle case. Sa di essere così, ma in realtà la sua è una reazione molto accentuata alla storia rovinata dei suoi genitori, e pensa che per evitare la catastrofe si debba trovare il perfect match, ovvero un uomo ricco, alto, bello. Il problema è che siamo esseri umani, non cose. Il nostro valore ha troppe variabili per essere calcolato in questo modo, c'è un ampio margine di menzogna che, volente o nolente, ci raccontiamo e raccontiamo agli altri; siamo lunatici, complessi, mai uguali a ieri, e questo fa sì che l'amore non può essere calcolato, analizzato, compreso attraverso statistiche o ragionamenti pratici. L'amore è chimica, magia, fiducia, è un salto nel buio ed è anche illogico. Lucy, per capire tutto questo, dovrà fare i conti con un lavoro che nasconde sorprese e con un uomo, Harry (Pedro Pascal), che le mostrerà le debolezze della sua teoria sull'amore. 




Il personaggio di Lucy è un John che ha smesso di crederci. Entrambi aspiranti attori, Lucy ha impostato la sua vita secondo il mondo moderno, mettendo da parte la sua - visibile - dolcezza e sensibilità per diventare più dura e realista; John è un ragazzino ma allo stesso tempo un adulto, perché non smette di inseguire i suoi sogni, ma è anche consapevole di quanto sia difficile vivere in un mondo che prende a calci "gli aspiranti artisti", elevando solo chi ha l'indole dell'affarista, l'abilità di fare più soldi, di non farsi fermare dalla morale, dal cosa è giusto, dai sentimenti. John ha tanti difetti e tanti limiti, ma il suo punto di forza è il conoscerli. Vuole migliorare per sé stesso, e poi per lei. Ma non vuole perdersi in questo compromesso tra l'essere sé stessi e il sopravvivere in un mondo feroce (soprattutto nella realtà di New York). Harry è l'unicorno, come viene chiamato dai combina-coppie, ovvero l'uomo perfetto. Nasconderà un segreto?





Penso che sia sbagliato andare al cinema con l'intento di vedere una commedia romantica. Piuttosto bisogna essere consapevoli che Material Love è un film alla Celine Song, con tutto ciò che comporta. Può piacere o meno, può deludere il finale, ma ha qualcosa che pochi film hanno attualmente, e si tratta sempre e solo del mercato coreano e giapponese. Apprezzo questa operazione nel territorio cinematografico americano, che a volte dimentica di prendersi i tempi giusti per l'introspezione e la riflessione e che ha, però, ottimi attori, tecnica, esperienza per realizzare grandi film. Questo è un piccolo film, che forse finirà nel dimenticatoio, ma sinceramente sono passati tre giorni dalla visione e ancora penso ad alcune frasi, inquadrature, momenti. E sono ancora più convinta che questi piccoli film a volte abbiano degli ingredienti dimenticati nella frenesia del quotidiano, preziosi da ritrovare. 








                                             

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