nel nostro spazio dedicato al cinema, oggi ospitiamo una riflessione intensa e delicata firmata da Francesca Lesnoni. Con la sua sensibilità e profondità, Francesca ci accompagna nella scoperta di Arrivederci Tristezza, un'opera che parla direttamente all'anima, affrontando con grazia il tema della malinconia e della rinascita emotiva.
Aldo è stato vittima di hosting da parte di Alessia. È uscita dalla sua vita all’improvviso e senza dargli la benché minima motivazione. Lui non riesce a farsene una ragione e l’amica Sonia, che suona con lui in una band, cerca di venirgli in aiuto. Gli consiglia di farsi vedere da uno psicoterapeuta, il dottor Carlo, che potrebbe fargli superare quella che si sta trasformando in un’ossessione. Giovanni Virgilio, a partire da un suo soggetto, realizza un film in cui si avverte la qualità della scrittura. Lo script affronta il confronto con la relazione amorosa visto attraverso tre generazioni e tre personaggi. Per ognuno di loro si è trovata la giusta misura. Arrivederci tristezza è una commedia dai toni delicati che ci ricorda che chiudersi o crogiolarsi nel dolore conseguente a una delusione sentimentale non porta a nulla e che è necessario andare oltre senza per questo dover dimenticare. Non importa quale età si abbia.
Film poetico, delicato, sensibile che parla alla vita di ognuno di noi
Sono sempre stata convinta che nulla sia per caso, così, quando sono uscita dal cinema Adriano che si trova in una delle più belle piazze di Roma e mi sono ritrovata davanti le esili, svettanti palme che la impreziosiscono e mi ricordano la Sicilia, in cui da ragazza ho passato tante splendide estati, mi sono sentita un po’ meno visionaria.
Buffo e commovente essere stata invitata alla prima di quest’opera ambientata proprio in Sicilia dal titolo emblematico, troppo azzeccato rispetto all’improvviso momento di dejavu che avevo vissuto, per pensare che fosse, per l’appunto, un caso.
A chi mi aveva chiesto la recensione avevo risposto che al 99% non l’avrei scritta, ergo, non valeva la pena che sprecasse il biglietto. La replica mi ha spiazzato, facendomi notare che le mie poche recensioni (si contano sulle punte di una mano, letteralmente) sono nate da quell’1% propizio, sfuggito miracolosamente alla chiusura assoluta del 100%, chissà come o perché.
Penso che questa introduzione, in apparenza troppo lunga, sia in realtà una discreta sintesi delle tante domande che sono corse nella mia mente e nel mio cuore mentre guardavo il film, in cui la storia è un pretesto per cercare di raccontare il mistero della vita, di ogni vita, la sua difficoltà, la sua bellezza.
Non sapremo mai davvero perché abbiamo lasciato qualcuno o qualcuno ci ha lasciato, anche quando sembrava che tutto procedesse bene, la ragione autentica di un’ingiustizia subita o inflitta, di un gesto che ci ha ferito o con cui abbiamo ferito: quanti anni di analisi ci vorrebbero per venirne a capo? Siamo fragili e forti, cialtroni, sognatori, vili, coraggiosi, piccoli e grandi, accattoni e mecenati, bugiardi e sinceri, avari e generosi… La sofferenza può paralizzare, farci chiudere le finestre e le porte della nostra casa che diventa una tomba, senza che ce ne accorgiamo. Eppure, è anche una preziosa opportunità per andare oltre, per scoprire altre terre, altri cieli, altri orizzonti, per aprirci a nuovi incontri, per ritrovare persone alle quali vogliamo bene e che abbiamo cacciato persino dai ricordi… Un’occasione per farci aiutare e per aiutare, per perdonare e perdonarci, per aprirci a quell’1% propizio, sfuggito miracolosamente, alla chiusura assoluta del 100%, chissà come o perché.
Gli interpreti del film sono tutti bravi e credibili, ognuno di loro contribuisce a fare rinascere le provvidenziali domande che avevamo ingoiato per cercare di non stare male. In particolare, Nino Frassica mi ha commosso profondamente, per la sua luminosa e intensa interpretazione che lo ha reso giovane di una giovinezza senza tempo.
La canzone di Brunori Sas, che dà il titolo al film e ne è colonna sonora, non poteva essere più azzeccata, in questo film poetico, delicato e sensibile di Giovanni Virgilio, che è riuscito a raccontare il dolore e la rinascita sempre possibile per ognuno di noi, anche se abbiamo i capelli bianchi.
E, quando sono uscita dal cinema, e mi sono ritrovata davanti le esili, svettanti palme di Piazza Cavour che sembrano toccare il cielo, ho sentito il mio respiro, mi sono sentita respirare.
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