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CINEGATTO: THE QUIET GIRL

Buongiorno Gattolettori,
oggi la mia amica Francesca Lesnoni, vi parlerà di un bellissimo film candidato agli Oscar, che da oggi potrete trovare in tutte le sale cinematografiche.


Scheda Film

The Quiet Girl
, il film diretto da Colm Bairéad, è ambientato nell'Irlanda rurale del 1981 e racconta la storia di Cáit (Catherine Clinch), una tranquilla bambina di nove anni, che proviene da una famiglia problematica, povera, con molti figli e in attesa di un altro bambino. Data la situazione, i genitori decidono di allontanarla durante l'estate e affidarla a una coppia di lontani parenti, Seán e Eibhlín (Andrew Bennett e Carrie Crowley) Kinsella. Cáit non ha mai incontrato la coppia prima di quel momento, non sa quando e né se mai farà ritorno a casa, perché con sé non ha portato nulla, a parte l'abito che indossa. I Kinsella sono una coppia di mezza età, che vivono in campagna e conducono una vita dignitosa, che accettando di prendersi cura di Cáit, donandole diversi vestiti e trattandola con premura.
Inizialmente la giovane si avvicina più a Eibhlín, che sin da subito l'accoglie calorosamente, a differenza di Seán, che sembra più schivo nei suoi confronti, ma col tempo anche il rapporto tra lui e Cáit si distende. Insieme ai due, la ragazza sboccia scoprendo un nuovo modo di vivere. Eppure, nella sua nuova casa, dove riceve molto affetto e non ci dovrebbe essere alcun segreto, Cáit ne scopre uno...
THE QUIET GIRL

Film luminoso di Colm Bairead che con delicata sensibilità racconta l’orrore di un mondo che ha smarrito l’amore

Cait si è chiusa in un silenzio doloroso, assordante. Ha solo nove anni ma ha già imparato l’inutilità di parlare se gli altri non vogliono o hanno rinunciato ad ascoltare. Lei ascolta invece: il vento impetuoso che ricorre l’erba verdissima d’Irlanda… E in quell’erba si rannicchia per cercare rifugio dall’indifferenza e dalla solitudine, in un abbraccio che la rassicura.

Cait guarda e vede quelli che non la guardano e non la vedono, che la prendono in giro, la scansano e la etichettano come “la vagabonda”.

Nei suoi occhi spauriti, eppure coraggiosi, limpidi di una limpidezza struggente, si coglie tutta la compassione (nel senso etimologico di: patire con) per quegli adulti cresciuti male o forse mai davvero nati, per quei bambini che li scimmiottano ed emarginano Cait perché non si uniforma.

Ma nulla è per caso: per avere una bocca di meno da sfamare, i genitori la mandano a passare l’estate insieme a una coppia di cugini senza figli che vivono in una fattoria a tre ore di macchina dalla loro.

Piano piano, attraverso piccoli gesti: la cugina che prepara un bagno caldo per Cait, le spazzola i capelli, le insegna a cucinare, a leggere… Il cugino che le lascia un biscotto sulla tavola, le compra nuovi vestiti, le fa provare l’ebbrezza della corsa che cronometra ogni giorno… Cait rifiorisce e fa finalmente udire la sua voce.

Piano piano, attraverso la grazia incantevole di Cait, la sua quiete assorta, la sua fragile, fortissima arrendevolezza, quegli occhi limpidi di una limpidezza struggente… Anche i cugini rifioriscono.

Forse è solo insieme che si può rifiorire.

Vi è molto di più in questo film semplice ed essenziale, visionario, come solo la vera Poesia riesce a essere.

Gli attori sono magnifici e magnificamente diretti da un regista che brilla per intensità e fa splendere la vita vera.

L’abbraccio tra Cait e il cugino alla fine del film è uno dei più commoventi della storia del cinema.
 

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