Buongiorno Gattolettori,
sono passati venticinque anni dalla tragica esecuzione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e oggi ho deciso di ricordare la giornalista e il reporter, attraverso questo splendido libro scritto da Gigliola Alvisi e che per l'occasione ha cambiato vesti grafiche.
Ilaria Alpi
La ragazza che voleva raccontare l'inferno
di Gigliola Alvisi
di Gigliola Alvisi
Editore: BUR Rizzoli
Prezzo: € 10,00(ebook € 6,99)
Pagine: 150
Uscita: 12 Marzo 2019
Ilaria Alpi era una reporter della Rai. È stata uccisa in Somalia nel 1994 insieme al cameraman Miran Hrovatin. Aveva trentadue anni. Quando è morta stava indagando su un traffico di armi e rifiuti tossici tra la Somalia e l'Europa. Lo faceva per conto suo, quando non doveva seguire gli sviluppi della guerra. Questo libro racconta di lei, di Miran Hrovatin, e di una ragazzina somala di nome Jamila, che è immaginaria ma potrebbe benissimo essere vissuta davvero. Questo libro parla di coraggio e di speranza, e di tutti quelli che si battono per avere un mondo migliore a costo della vita.
RECENSIONE
Mogadiscio, 20 marzo 1994. Ilaria Alpi giornalista di indagine del Tg3 e Miran Hrovatin fotografo e operatore di ripresa italiano, vengono uccisi barbaramente da un commando somalo. Sono passati venticinque anni da quel fatidico giorno e ancora oggi, non si è avuta nè verità nè giustizia, anzi c'è chi addirittura spinge per archiviarne le indagini.
Perchè Ilaria e Miran sono stati uccisi? A chi hanno calpestato i piedi tanto da volerne la morte?
Un quarto di secolo, e ancora non si è riusciti a svelare il mistero dietro le loro morti anche se ormai è assodato che le indagini sul traffico d'armi e dei rifiuti tossici
illegali, insieme alla scoperta di un giro di tangenti enormi, hanno fatto talmente preoccupare qualcuno lì sui piani alti, da commissionarne la morte.
Voci vedono come protagonisti di questo duplice omicidio, la cooperazione italiana, l'esercito, le istituzioni italiane, i servizi segreti e la CIA... ma siamo sicuri che siano solo voci? Chissà...
Voci vedono come protagonisti di questo duplice omicidio, la cooperazione italiana, l'esercito, le istituzioni italiane, i servizi segreti e la CIA... ma siamo sicuri che siano solo voci? Chissà...
Fatto sta che nonostante gli insabbiamenti e le prove manomesse durante questi lunghi anni, è ormai certa, che la loro morte, è stata un'esecuzione preordinata e ben organizzata affinché la giornalista, tacesse per
sempre e non potesse rendere pubblica la sua scoperta sulla mala
cooperazione e sul traffico dei rifiuti tossici che proprio quel 20 marzo, aveva deciso di inviare in Italia per il servizio serale.
Le truppe italiane si stanno organizzando per il ritiro e per l'ultima volta Ilaria, munita di poche attrezzature e un budget molto limitato, decide di recarsi ancora una volta a Mogadiscio, per raccontare la verità.
Per Ilaria infatti lo scoop non era vitale... lei voleva mostrare al suo pubblico la realtà, la precarietà di donne e bambini, la malasanità, l'infibulazione, una mutilazione genitale femminile che purtroppo ancora oggi viene praticata in molte società dell'Africa, della penisola araba e del sud-est asiatico e capire come un popolo indebbolito economicamente dalla guerra, fosse armato fino ai denti...
Ed è proprio durante queste trasferte in terra Africana che Ilaria nota nei dati raccolti in tutti questi anni, un unico comune denominatore, Bosaso, la città portuale della Somalia che pur assediata dalla guerra, aveva continuato a mantenere una grossa affluenza commerciale, sia in entrata che in uscita. Ma se la gente del posto a stento riusciva a trovare i beni primari, cosa caricavano e scaricavano le navi?
Per Ilaria infatti lo scoop non era vitale... lei voleva mostrare al suo pubblico la realtà, la precarietà di donne e bambini, la malasanità, l'infibulazione, una mutilazione genitale femminile che purtroppo ancora oggi viene praticata in molte società dell'Africa, della penisola araba e del sud-est asiatico e capire come un popolo indebbolito economicamente dalla guerra, fosse armato fino ai denti...
Ed è proprio durante queste trasferte in terra Africana che Ilaria nota nei dati raccolti in tutti questi anni, un unico comune denominatore, Bosaso, la città portuale della Somalia che pur assediata dalla guerra, aveva continuato a mantenere una grossa affluenza commerciale, sia in entrata che in uscita. Ma se la gente del posto a stento riusciva a trovare i beni primari, cosa caricavano e scaricavano le navi?
Cercare sempre la verità e comunicarla. È questo che ha fatto e fa paura. Per questo la verità sulla sua uccisione ancora non si conosce per intero.
È il 20 marzo 2019 e ancora oggi, qualcuno cerca di coprire la verità sul duplice assassino avvenuto a Mogadiscio il 20 marzo 1994. Ci sono libri però, come questo scritto da Gigliola Alvisi, che cercano di ricostruire e raccontare la verità. Con l'aiuto di amici e colleghi infatti, Alvisi ci parla degli ultimi viaggi di Ilaria mostrandoci sia il suo lato giornalistico, ma soprattutto quello umano.
Il ritmo fin da subito è incalzante, vengono raccontati episodi tragici, come il massacro dei giornalisti trucidati vivi a Mogadiscio o il rito delle mutilazioni sessuali sulle bambine, fino ad arrivare a quel tragico 20 marzo.
Il ritmo fin da subito è incalzante, vengono raccontati episodi tragici, come il massacro dei giornalisti trucidati vivi a Mogadiscio o il rito delle mutilazioni sessuali sulle bambine, fino ad arrivare a quel tragico 20 marzo.
L'autrice ha inoltre scelto di affidare una parte della narrazione anche alla
figura di Jamila, una bambina somala che ha con Ilaria un rapporto
intenso e particolare ma questa bambina non è reale... ma ha la bellissima funzione
di mostrare al lettore la vera Ilaria... una donna coraggiosa, solare, allegra, che fine alla fine, si è battuta per la verità e la giustizia, anche a costo della morte.
Riusciranno prima o poi a trovare giustizia Ilaria Alpi e Miran Hrovatin?Noi che vogliamo verità e giustizia siamo sempre più numerosi; di fronte ai tentativi di archiviazione affermiamo con solennità: #NoiNonArchiviamo
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