Buongiorno Gattolettori,
con uno stile diretto e coinvolgente, Roberto Pegorini ci porta dietro le quinte dei fatti più sconvolgenti del nostro tempo, offrendo non solo una narrazione lucida degli eventi, ma anche uno sguardo umano e riflessivo su ciò che spesso si nasconde dietro un titolo di giornale. Un libro che colpisce, scuote e fa pensare.
Genere: Thriller
Editore: Idobloni
Prezzo: € 18,50 (ebook € 6,90)
Pagine: 360
Uscita: 8 maggio 2025
Marco Polenghi ha 63 anni, lavora in una tipografia dove sposta bancali, è solo, non ha amici, non ha una vita sociale e da anni convive con un segreto. Gli unici contatti li ha con un tenente dei carabinieri in congedo alcolizzato che saltuariamente gli dà il tormento. Nulla sembra scuoterlo dalla sua apatia e indifferenza, quando un giorno un collega più giovane lo avvicina, lo chiama Nebbia e gli dice di essere a conoscenza del suo segreto. Marco nega, cerca di evitarlo, ma alla lunga dovrà fare i contri con il suo passato. Già, perché il Nebbia è stato un militante delle Brigate Rosse, ha trascorso trent’anni in galera e ora si trova nella delicata posizione di persuadere alcuni ragazzi, tra cui la giovanissima Manuela, a rinunciare all’idea di riportare in auge la lotta armata senza per questo rinnegare il suo passato.
Con "Non sparare", Roberto Pegorini ci consegna una storia che ha il passo lento della disillusione, il peso delle colpe mai espresse e l’urgenza di una memoria che bussa, anche quando si cerca di ignorarla.
Il protagonista, Marco Polenghi, è un uomo invisibile. Ha 63 anni, lavora in una tipografia spostando bancali, vive ai margini della società e soprattutto di sé stesso. Non ha amici, non ha affetti, non cerca niente. Convive da anni con un segreto che gli ha congelato la vita, lo ha reso un uomo senza radici e senza futuro.
Eppure qualcosa si incrina nella sua routine di solitudine quando un giovane collega si avvicina e lo chiama Nebbia. Quel soprannome fa parte del passato. Perché Marco, quel passato, l’ha seppellito sotto anni di silenzio, di prigione, di abbandono. Marco era un ex militante delle Brigate Rosse, un uomo che ha vissuto in prima linea l’estremismo ideologico degli anni di piombo, ha pagato con trent’anni di carcere e ora si ritrova di fronte a un bivio imprevisto: mettere un argine a una nuova generazione che sogna di riportare in vita la lotta armata, oppure voltarsi dall’altra parte, ancora una volta.
Tra quei ragazzi c’è Manuela, giovanissima e idealista, pronta a credere che la rabbia sia uno strumento per cambiare il mondo. Ma Marco, o meglio il Nebbia, sa bene dove può condurre quella rabbia. Il dilemma è chiaro: come si può restare fedeli al proprio passato senza alimentare l’odio nel presente?
L'autore ha dato vita ad un romanzo intenso, pieno di silenzi e tensioni sottili. Non cerca mai di giustificare, ma nemmeno giudica. Racconta. Lascia che i personaggi si mostrino per quello che sono: fragili, ambigui, a volte persi, a volte lucidi. Umani.
Questo è sicuramente un romanzo che parla di colpa, di redenzione e di scelte. E di quel momento in cui, a qualsiasi età, siamo chiamati a fare i conti con chi siamo stati e chi vogliamo essere.
È un libro che consiglio a chi ama i romanzi introspettivi e psicologici, le storie che affrontano il tema della memoria e dell’identità e i personaggi tormentati e realistici.
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