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IL GATTOROCK: DIRE STRAITS – UN ALBUM DALLE MILLE FACCE

Car@ amic@ eccoci di nuovo catapultati nel fantastico e immenso mondo musicale con il nostro consueto appuntamento!

Questa volta ci tufferemo nei meandri degli anni ’70 in quel della feconda Britannia e di quegli anni musicali fervidi come forse mai più fu nel tempo a venire…

Lo faremo insieme a loro, ai leggendari…. Dire Straits e al loro memorabile primo album (1978) dall’omonimo nome con cui la band fece capolino nel panorama rock (e non solo) britannico e mondiale!

          

DIRE STRAITS – UN ALBUM DALLE MILLE FACCE
 

Partiamo da due righe di storia. Mark Knopfler considerato uno dei più grandi chitarristi ed autore di sempre fonda la band da frontman e chitarrista insieme al fratello chitarrista David Knopfler, John Illsley al basso e Pick Withers alla batteria (originari di Glasgow e Leicesiter); alla formazione si affiancarono e si sostituirono tastieristi (Alan Clark e Guy Fletcher, il chitarrista Hal Lindes (chitarra) e Terry Williams (batteria). Il gruppo esordì con questo album esilarante che non poteva che farsi eclatantemente notare: eh si perché una volta ascoltato non si può rimanere non rapiti e colpiti da due dei punti di forza di questa band unica: versatilità ed originalità. 

 

Le tracce che si susseguono propongono, fondono e affiancano allo stile new wave, soft rock del periodo e della derivazione oltre manica una varietà di stili e generi davvero unici, elemento che caratterizzerà sempre questo formidabile gruppo di musicisti e compositori capitanati dal leggendario Mark. 

 

Sentiamo così ad esempio che il soft rock dalle chitarre pulite e riconoscibili in mezzo a un milione di Knopfler adagiate su ritmi lenti e dal groove presente ma ancora soft (Six Blad Knife), viene seguito da un pezzo di assoluto carattere funky (Southbound Again) dal groove decisamente tirato capitanato come sempre dalla chitarra di Mark, un groove piuttosto dritto e deciso ma anche fortemente avvolgente con gli interventi “spot” di chitarra tipici del chitarrista di Glasgow in un pezzo dal carattere “da strada”, sensazione quest’ultima che solerte avvertiremo tra i vari brani del prezioso album.

 

E quel sottile “on the road”, che talvolta ci arriva netto talvolta più soffuso non può che essere trasmesso proprio dalla trasversalità dei generi, degli stili e dei ritmi che si avvicendano nel travolgente ascolto di questa perla dell’epoca e di sempre. 

 

Il country di Water Of Love ci porta tra i campi di grano e le praterie (non so se fino in America, ma sicuro molto lontano dai centri urbani di Scozia e Inghilterra!) con un vero e proprio “andamento” che ci guida a cavallo tra la meraviglia della chitarra Dobro e le percussioni a mo’ di tamburi. Continuando in ordine sparso “Sultans of Swing”, la mitica, colei con cui è impossibile non muovere la testa o schioccare le dita, pezzo storico tra i più amati di sempre con una atmosfera tutta sua difficilmente inquadrabile in un genere; un “giro spagnolo” - determinata sequenza di accordi usata dagli iberici che riporta inevitabilmente a certi inconfondibili echi - sorregge  tutto il brano a portarci quell’atmosfera anche in questo caso lontana, con un groove si assoluto ma allo stesso tempo soft dato dalla delicatezza degli interventi talvolta pizzicati solistici di Knopfler e da riff assolutamente squisitamente melodici; la fusione tra giro spagnolo e groove, interventi e assoli, una batteria molto dritta e ovviamente la voce di Knopfler come sempre a tratti decisa in altri quasi soffocata, rendono questo pezzo unico, direi magico e incantatore, con il suo riff principale rimasto senza ombra di dubbio tra i più famosi e apprezzati della storia della musica di tutti i tempi. 

 

Se scorriamo alla successiva “In The Gallery” l’atmosfera che ci si presenta è quella invece reggae, isolana, un’aurea che apre il brano e permane, con una chitarra tipica del genere in levare e come sempre accompagnata da basso e cassa puntuali e scanditi a dare un ritmo netto ma morbido atti a lasciare ovviamente sempre spazio ai magistrali interventi della chitarra di Knopfler che sempre o quasi tornano al rock, al blues e al blues rock… Certo è difficile definirlo, la chitarra di Knopfler è davvero una delle più versatili, originali e piene di stile di sempre e di ovunque! 

 

Con Wild West End arriva una ballata, con un po’ di ritmica marcata assolutamente riconoscibile per il solito tocco della sezione ritmica deciso e puntuale ma soft e morbido, un pezzo dolce, che fa ondeggiare su altri venti ancora, con quell’ “on the road” feeling, con strumenti folk e poi ancora lick decisamente rock… fino al morbidissimo e “cullante” arpeggio finale. 

 

Tutto il disco è un avvicendarsi di generi e stili vari e originali, lick e interventi di Knopfler sempre impeccabili in stile, gusto e tecnica, sorretti da una sezione ritmica sempre così presente e ritmica ma anche soffusa ed “ariosa”; folk, blues, blues rock, country (e altro davvero non “inquadrabile”) sono le contaminazioni che popolano questo eccellente spaziare, questo muoversi senza pregiudizi e limiti di creatività e genere, che non possono non far provare all’ascoltatore quello che fin dagli esordi definì il leggendario quartetto…. ovvero assoluta originalità!  

 

Il termine, il concetto, il valore che più mi viene in mente quando ascolto questa band, questo disco e Knopfler, insieme a squisita tecnica, stile, quantità di idee, estro e talento è quindi indubbiamente … libertà: ascoltando la musica dei Dire Straits non si può non ballare o essere cullati, trasportati da qualche parte del mondo, coccolati da dolci ballate, fatti accendere dal rock o fatti sognare tra frasi ultra melodiche e vénti lontani; generi, melodie, sonorità diverse e fuse con maestria eccelsa e allo stesso tempo senso di grande naturalezza e spontaneità; un’ispirazione ampia ma assolutamente definita, volti musicali innumerevoli sebbene un unicum dalla riconoscibilità indiscutibilmente netta e inesorabile. 

 

L’album dunque è una goduria assoluta, un disco da ascoltare attivamente cogliendo sfumature e particolari per la ricchezza e la qualità di arrangiamenti, soli ed interventi; ma assolutamente anche prodotto musicale che benissimo si presta a mero sottofondo da cui lasciarsi accompagnare sullo sfondo tra una ballata, un ritmo e un dolce viaggio….versatilità anche in questo caso! :D E come ogni cosa varia, vasta e di ampio respiro, qualcosa sicuramente da ascoltare e riascoltare, godere e rigodere gustandone una volta un livello, una faccia o semplicemente perché… talmente bello da essere sentito e risentito e poi rimesso su un’altra volta ancora! 

 

Spero di aver destato il vostro interesse, aver fatto venir voglia di prendere ed ascoltare qualche pezzo – o perché no, l’intero disco! - in cuffia in un sacro ascolto, in sottofondo cucinando il prossimo pasto….non importa… sentire un pezzo della storia del Rock (etichetta limitata sicuramente!) della musica e della musica eccellente sono certo non potrà non dare e lasciarvi qualcosa, che sia dolcezza, gusto o qualsiasi altra cosa tra le mille nascoste in questo tesoro della vera buona musica.  

 

A me non resta che mandarvi un abbraccio, ringraziarvi, salutarvi e invitarvi al prossimo appuntamento augurandovi come sempre… buona musica!!!! 

 

Stay tuned!

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