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CINEGATTO: VERSO GLI OSCAR 2024: OPPENHEIMER

Oppenheimer è nuovamente al cinema e candidato a 13 premi Oscar. 


Scheda Film



1926, J. Robert Oppenheimer è un giovane studente di fisica presso l'università di Cambridge ed è così ossessionato dall'ascoltare la lezione del professore ospite Niels Bohr che, per ripicca verso l'insegnante che lo fa ritardare, arriva a un piccolissimo passo dal compiere un gesto irreparabile. 1954, Oppenheimer si sottopone a una serie di udienze private dove cerca di difendersi dalle accuse di comunismo, per conservare il proprio accesso allo sviluppo di progetti top secret. 1958, Lewis Strauss affronta un pubblico dibattimento per dimostrare la propria idoneità come Segretario del commercio di Eisenhower, ma in questa circostanza viene riesaminato il suo rapporto con Oppenheimer. In mezzo c'è naturalmente la cronaca dell'ascesa del protagonista, dai dipartimenti di fisica americana alla direzione del laboratorio di Los Alamos, dove darà vita alla prima bomba atomica.

 

VERSO GLI OSCAR 2024: OPPENHEIMER


Con ben 13 candidature agli Oscar 2024, Oppenheimer è il super favorito dell'anno. Di nuovo presente al cinema per le ultime proiezioni prima del grande evento di marzo, il film di Christopher Nolan è anche al centro di costanti paragoni con il diversissimo anzi opposto Barbie, entrambi usciti nelle sale nello stesso periodo estivo ed entrambi molto apprezzati e acclamati. Ma questo tanto decantato Oppenheimer è piaciuto proprio a tutti? 

Non a me. Sono sempre stata una fan di Nolan, del suo sguardo visionario e futuristico, della precisione nei dettagli e nel racconto, della ricercatezza del realistico nelle scene in cui lo spettatore deve essere impressionato. Da sempre è un regista attratto dal noir, dal poliziesco, dalle strutture, su questo non c'è dubbio; e questa sua meticolosità nel raccontare va di pari passo con le sue impronte da giallo, da thriller psicologico, da fantascientifico. Così ha sfornato capolavori - chi più chi meno - come Inception, Memento, Tenet, Interstellar; la saga del Cavaliere Oscuro; Insomnia, Following; The Prestige; Dunkirk. Tutti così diversi tra loro eppure accomunati dallo stesso stile inconfondibile che permetteva di ritrovare Nolan in ogni singolo fotogramma del film. I dialoghi studiati e mai di troppo, il montaggio unico, la costruzione stessa del film in grado di stupire con qualche variazione inaspettata, il finale mai scontato. In Oppenheimer trovo pochissimi tratti di Nolan. Probabilmente questo è il vero Nolan, quello intrigato dal noir, dai biopic, dalle ricostruzioni, dall'ossessione per la precisione. Ma dopo tutti questi anni in cui siamo stati abituati a tanti film diversi e accomunati da caratteristiche ben riconoscibili, Oppenheimer, con la sua quasi banalità se firmato da un regista del genere, proprio non mi è andato giù. Riconosco la precisione nella ricostruzione dei fatti, ma se avessi voluto conoscere la storia della nascita della bomba atomica avrei guardato un documentario. Il film diviso tra la parte processuale e il racconto delle scoperte e delle prove scientifiche che hanno portato alla bomba atomica risulta eccessivamente lungo, senza colpi di scena, senza sorprese. La petulanza nel parlare della stessa cosa e nel ribadire gli stessi concetti è disarmante, stancante. Alla fine delle oltre tre ore di film tutto ciò che mi è rimasto è... in realtà nulla. 




Ho apprezzato la fotografia, cosa che deve aver apprezzato molto anche Robert Downey Jr. visto che grazie a quel bianco e nero la sua recitazione risulta molto più profonda e la sua figura elegantissima; ho apprezzato anche i costumi, ottimamente ricostruiti per l'epoca di riferimento. Non ho apprezzato, invece, l'espressione statica con occhi sempre aperti di Cillian Murphy: desideravo ardentemente arrivare a quel momento di pentimento del protagonista, volevo vedere l'angoscia tormentarlo e divorarlo - non perché io sia sadica, ma per apprezzare un cambiamento nella recitazione di Murphy. Tutto questo non c'è stato, sia in termini di recitazione dell'attore sia nello spazio dato a quel segmento che, a mio parere, è stato risolto fin troppo velocemente con un paio di visioni durante un discorso. Sì, la storia voleva portarci a un altro punto dell'azione e a una decisione comportamentale diversa da quella del pentimento sfoggiato, questo lo so; ma il risultato è comunque qualcosa di incompiuto, che lascia l'amaro in bocca più di ogni altra parte del film. Non c'è la grande esplosione spettacolare - a livello cinematografico - che stavamo aspettando, non ci sono sorprese, non c'è niente. Se non un lungo e interminabile racconto di qualcosa che sembra essersi dimenticato che dietro gli scienziati-macchina (sicuramente lo erano) c'erano delle persone. 

Non coinvolta sul lato umano né sul lato spettacolare, mi sono chiesta a cosa servisse questo film. Personalmente, la risposta che mi sono data è "a niente", se non a farmi riflettere sulla filmografia di Nolan che, vista la valanga di complimenti per Oppenheimer, evidentemente prima di questo era un registello da niente. Eppure io ricordo che i suoi precedenti film, salvo eccezioni, sono stati acclamati da pubblico e critica. Oggi il mondo delle premiazioni si è svegliato, come se fosse il momento di accorgersi di Nolan, al di là dei premi tecnici che porta a casa ogni anno. Se dovesse vincere come Miglior Film si ripeterebbe semplicemente ciò che accade ogni anno agli Oscar, ovvero che non vince mai il miglior film. Può meritare la statuetta di Miglior Regia, sicuramente, ma ciò non toglie che il premio andrebbe alla sua scrupolosità, non al suo tratto caratteristico e distintivo. Infine, sempre sul filone della riflessione nolaniana, mi sono accorta che i suoi film non hanno bei personaggi femminili - forse a eccezione di Mackenzie Foy/Murphy in Interstellar. Userei il termine "maschilismo", ma non vorrei mai aggiungere una polemica in più a ciò che sta già succedendo in una società che si preoccupa del patriarcato vedendolo nella mancata candidatura di Margot Robbie e di Greta Gerwin per Barbie, quando semplicemente sarebbe stato assurdo a livello artistico trovarsi due candidature del genere. Non vorrei mai far riflettere sulla bellezza dei personaggi femminili di Lanthimos (Povere Creature!, La Favorita), sulla cura e sull'ammirazione che fuoriesce dallo schermo per il mondo femminile, in totale contrapposizione coi forti-uomini-indiscussi-protagonisti della filmografia nolaniana. Non lo farei mai.
Un momento... l'ho appena fatto. 






                                          

 

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