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BLOUGTOUR: COME UN'ONDA CHE SI TUFFA SULLO SCOGLIO DI GIORGIO BERNARD - 1° TAPPA

Buongiorno readers,
è con piacere che oggi vi presento la bellissima tappa del blogtour dedicato a Come un'onda che si tuffa sullo scoglio di Giorgio Bernard. In questo appuntamento vi parlerò delle motivazioni dell'opera.

Come un'onda che si tuffa sullo scoglio
di Giorgio Bernard


Genere: Narrativa
Editore: Felici Editore
Prezzo: € 14,00 (ebook € 2,99)
Uscita: 25 marzo 2021

Ricordare è difficile.

Ề un piovoso mattino di inizio estate e uno sventurato turista fiorentino, col figlioletto stretto per mano e la caldaia di casa rotta, entra per disperazione più che per caso in un baretto desolato, l’unico disponibile nella microscopica località di villeggiatura che ha scelto per trascorrere le vacanze. Scopre che a mandare avanti il locale non è un barista qualunque, ma Roberto Tancredi, portiere della Juventus negli anni Settanta.
Intrappolato nel fitto mosaico di foto che sono incollate sulla bacheca del locale, ma soprattutto dalla dialettica fatta di parole roboanti e gestualità sanguigna del suo anfitrione, lo sfortunato villeggiante si trova catapultato dentro le istantanee che immortalano una vita: venti fotografie, venti titoli, venti partite: da “Scapoli-Ammogliati” dell’estate del Settantuno alla finale di Coppa delle Fiere della primavera precedente; da un afoso mattino di fine anni Cinquanta a un sonnolento match di fine campionato del Duemiladue.
Una galoppata frenetica attraverso i momenti cruciali di una vita, di molte vite, in cui il calcio non è che un’occasione iniziale, il titolo di un capitolo, iniziato e poi chiosato dal racconto in prima persona del padrone di casa, Tancredi, con la sua forza incontenibile di narratore e affabulatore… a partire dal prologo, “Riscaldamento” (però quello di cui si sta parlando non è il riscaldamento dei muscoli a inizio gara, quanto la caldaia collassata dello sciagurato turista), fino ad arrivare a “Zona Mista”, l’epilogo che non sta a identificare il punto dello stadio in cui i giocatori rilasciano interviste a fine partita, quanto piuttosto il quartiere di canteri ancora aperti nel cuore di Ibiza, dove Roberto Tancredi e Igor Protti ormai in là con gli anni, fumando sigari e bevendo rhum, stanno pianificando la loro fuga dalle serie dilettantistiche spagnole.
Un romanzo che racconta più di cinquant’anni di vita e storia italiana, descrivendo e demitizzando le icone che hanno contribuito a plasmare e poi inevitabilmente deludere tre diverse generazioni.

motivazione dell'opera

 
Erano almeno cinque anni che desideravo scrivere un romanzo ambientato nel mondo nel calcio: non il classico panegirico di un celebrato campione, un testo infarcito di aneddoti di dubbio interesse, quanto piuttosto un romanzo vero e proprio, in cui il ritmo della narrazione avesse la cadenza frenetica delle telecronache e la voce assordante delle curve di uno stadio; ma che comunque riuscisse a restare romanzo, dall’inizio alla fine, come è riuscito a fare (tanto per fare un esempio) Enrico Brizzi con “L’inattesa piega degli eventi”, novel distopica, ambientata in una linea temporale alternativa, ma che risulta intrisa dell’odore dei campi di calcio e degli spogliatoi, dei suoni e delle voci di una partita di pallone.

L’occasione si è presentata sul finire del 2017, quando il figlio di Roberto Tancredi mi ha rivolto una domanda che era buffa per davvero: “Quanti soldi chiederesti per scrivere la storia di mio padre?” Nell’udire la mia risposta, “Per poterla raccontare sarei disposto a pagare io”, sulle prime sembrava incredulo, come se non riuscisse a prendermi sul serio.

Ho avuto il mio bel da fare per riuscire spiegargli le motivazioni che mi muovevano, ma soprattutto per fargli intendere cos’era che desideravo scrivere e cosa, soprattutto, non sarei mai riuscito a fare. “Sono un romanziere,” dissi, “e riesco a scrivere solo romanzi. Per cui dimenticati che possa scrivere una biografia. Ma soprattutto metti in conto che ho intenzione di giocare coi personaggi, mettendoli in scena e piegandoli un poco alle esigenze della trama, non importa se hanno nomi e cognomi, tratti somatici e caratteriali che corrispondono a quelli di persone vere, realmente esistenti o esistite.”

Roberto Tancredi ha capito al volo a quale gioco intendevo giocare, e al gioco si è concesso, sempre più convinto e coinvolto con l’avanzare dei capitoli, provando lui per primo, io credo, un autentico, fanciullesco divertimento. E così, fin da subito, ha accettato di mettersi in gioco, di mettersi al servizio del nostro progetto: quello di scrivere una storia che poco aveva a che fare con la celebrazione o l’epica calcistica, quanto piuttosto il desiderio di narrare la vicenda di un personaggio in cui ogni lettore avrebbe potuto riconoscersi, un uomo normale, alle prese ogni giorno con leggende dello sport e con una macchina spietata, quella del calcio professionistico, più grande di lui e di chiunque altro. Soprattutto una persona con il suo carico di fragilità e di dubbi, primo fra tutti quello che scaturisce dalla madre di tutte le domande: “Sono bravo davvero? Oppure non lo sono e non lo sono mai stato? Può essere stato tutto soltanto un equivoco? Qualcuno finirà per accorgersene?”

Questo è in buona sostanza il filo conduttore che accompagna il protagonista e il lettore nel corso di venti partite e ventidue capitoli, di oltre cinquant’anni di storia italiana; in perfetta, desolante solitudine, come si addice all’ingrato ruolo del portiere, inseguendo col fiato corto una palla che rotola, correndo felice, frenetico oppure disperato, appresso alla vita. 

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