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CINEGATTO... JOKER

Hola readers,
oggi la nostra Annalisa ci parlerà dell'attesissimo film di questo autunno che alla Mostra del Cinema di Venezia ha vinto il del Leone d’Oro, sto parlando di Joker, un film di Todd Philips, interpretato da Joaquin Phoenix.


Scheda Film

Joker è un film di genere thriller, drammatico, giallo del 2019, diretto da Todd Phillips, con Joaquin Phoenix e Robert De Niro. Uscita al cinema il 03 ottobre 2019. Durata 122 minuti. Distribuito da Warner Bros. Italia.

Arthur Fleck, attore comico fallito ed ignorato dalla società, vaga per le strade di Gotham City iniziando una lenta e progressiva discesa negli abissi della follia, sino a divenire una delle peggiori menti criminali della storia.
RECENSIONE

Heath Ledger, Jack Nicholson, Jared Leto, Cesar Romero. Sono tanti gli attori che negli anni si sono immersi nei panni e nella psiche di uno dei personaggi più famosi dei comics, Joker. Si tratta di uno dei villan più amati, antagonista e nemesi di Batman che per molti ha il compito di mettere il miliardario nonché giustiziere della notte Bruce Wayne davanti ai suoi lati più oscuri. Ma mettendo da parte l’uomo pipistrello, Joker ha sempre affascinato anche da solo, come ampiamente dimostrato nel film diretto da Todd Phillips che sta registrando incassi record, reduce della conquista al Festival di Venezia del Leone d’oro. La domanda che sorge spontanea è: perché ogni volta affrontare il ruolo di Joker porta sempre – o quasi – a un successo assicurato? Tutti attori bravissimi che si sono cimentati nell’interpretazione di questo personaggio, ognuno a modo proprio.

Ma non sembra essere sufficiente a spiegare. Chi ne esalta la pazzia, chi la malvagità, chi si concentra sul lato malavitoso e chi lo rende viscido nei tic e nel look. E chi scava talmente a fondo da ripercorrere i passi che hanno portato Arthur Fleck a diventare Joker. Questo è il caso di Joaquin Phoenix, la cui maestria nel trasformarsi è già nota al pubblico; ma questa volta lascia tutti, proprio tutti, a bocca aperta. Non si tratta di un cinecomic, e nemmeno di una giustificazione che prepara il terreno per qualcosa che verrà. Piuttosto una telecamera sulla società, attualissimo nel descrivere storie di ordinaria follia, comportamenti comuni, disagi, attriti tra cittadini lasciati a vivere in una realtà troppo “terrena” e capi di governo sopraelevati nella loro nuvoletta distaccata dalla strada.


Così universale da far paura. Se un tempo Gotham poteva identificarsi con New York City, oggi non sembra esserci differenza con il resto del mondo. Gli atti più folli non si nascondono nemmeno, dilagano in rete e sulle strade, e sembrano portare con fierezza il risultato della loro stupidità arrogante. Chi è fuori da un’invisibile ma pressante cerchia di “normali” deve stare al suo posto, contenere la sua anormalità che viene definita follia. È disturbante per questa cerchia avere a che fare, o anche solo vedere, qualcuno che con i suoi tic, la sua rabbia, il suo dolore disturba la loro vita immaginariamente perfetta e meritevole.

Non è permesso alcuno sfogo né lamentela, devono adeguarsi a essere come gli altri, senza creare problemi e accettando ogni colpo che gli viene inferto. Un pagliaccio agli occhi degli altri, ma la maschera con quel sorriso di sangue è stata messa proprio da loro. Ora, è mai possibile coprire una pentola a pressione che ribolle internamente e aspettarsi che non esploda? La mente umana non è fatta per sopportare fino allo sproposito, e le lesioni di cui si parla additando i “matti” non sono semplicemente una loro esclusiva. Tutti le abbiamo, tutti le creiamo o lasciamo che gli altri le creino su di noi. Ma a seconda di quanto i nostri privilegi siano alti e le nostre lesioni poco profonde, il finale della storia prende tutta un’altra piega.


È questa la risposta alla domanda di qualche riga più su: Joker piace perché in tutti noi c’è una parte di lui. Quella parte ribelle, che si prende gioco della società ridicolamente costruita su schemi rigidi, al di fuori dei quali è tutto anormale, quindi non accettabile. Non ci sono le sfaccettature che permettono di capire i colori degli altri, le visioni di ogni mente. Ma non esiste equilibrio in grado di essere mantenuto quando non si vede cosa c’è davanti ai propri occhi.

Uno Stato che ignora il problema e lo scavalca prescrivendo medicinali come se fossero cerotti per coprire una ferita, sorvolando sull’importanza di strutture di riabilitazioni, ignorando una mente già analizzata e definita “diversa”, è uno Stato che condanna prima di tutto i suoi cittadini, poi sé stesso. 

Questo è Joker, e questo è il film che vi troverete davanti una volta spente le luci della sala. È sofferenza che vive tutta nel pianto represso e camuffato da risata patologica, nei muscoli del viso che si contraggono in un’espressione di infinito dolore e disperazione negli occhi nonostante il messaggio all’esterno appaia opposto. Ancora una volta, una rabbia non capita e derisa, o soffocata ulteriormente con la violenza da chi è infastidito.


Joaquin Phoenix è stato sublime nell’interpretare questo dolore, sia fisico che psicologico, e a gettarlo sullo spettatore che sentirà un pugno allo stomaco se si lascerà totalmente trasportare dal mondo al contrario di Joker. Ciò che è divertente per qualcuno non è detto lo sia per un altro: proprio su questo si basa il concetto di Arthur, che ha sempre visto ridere gli altri del suo dolore, e adesso non può che desiderare ardentemente di fare lo stesso per lui.
L’intera visione del mondo è relativa, cambia a seconda di chi guarda. Basta ricordarsi che il collasso non avviene per colpa di uno solo, di un pazzo (il pazzo sarà sempre l’altro dal proprio punto di vista) che scatena l’inferno; ma quell’inferno, ricordiamo, lo scateniamo noi, insieme, con indifferenza, mancanza di attenzione, cattiveria e superficialità.


È un film da Oscar, sia per i temi che per l’interpretazione che per la tecnica di narrazione. È un viaggio buio nella mente di una persona che ha fatto di tutto per restare all’interno delle regole prestabilite, e nonostante questo non è mai bastato. È un’introspezione nel pensiero di un’anima anche artistica, che esprime le sue emozioni attraverso la musica, alcuni goffi passi di danza e la comicità.
Proprio lui, “scarto della società” apprezza l’eleganza dell’arte: sembra incredibile, no? Ma anche in questo caso il discorso vale: tutto è relativo. Non perdete assolutamente questo capolavoro (compreso la piccola ma apprezzatissima parte di Robert De Niro), e immergetevi senza distrazioni in questo Joker che entra di diritto tra i migliori del grande schermo.


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