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RECENSIONE: RAGIONE E FOLLIA DI ALESSANDRA GIAVAZZI

Ancora io miei amici lettori,
questo mese ho deciso di essere super precisa con le recensioni quindi  eccomi qui con un racconto breve di un autore emergente, Ragione e Follia.

Ragione e Follia
di Alessandra Giavazzi

"Ragione e Follia" è un thriller psicologico. Racconta la vicenda di un normale padre di famiglia che, all'improvviso, trascina moglie e fratello maggiore nel baratro della sua follia. Seguendo incubi e visioni molto reali, indaga su un presunto omicidio, ora con gli strumenti dell'intuito ora con gli strumenti della razionalità, fino a svelare una sconvolgente verità che risale al passato della sua famiglia. Il suo segreto, per anni rimasto sepolto vivo.
profilo instagram; alessandragiavazzi



Recensione

Inizio subito col dirvi che si, ci troviamo alle prese con un racconto breve, quindi in un paio di ore lo potete leggere subito, ma se non lo leggerete con attenzione, fidatevi, non ci capirete un bel niente.
E' successo così anche a me, ero arrivata già al quinto capitolo e ancora non stavo capendo, ne chi fosse il narratore ne tanto meno passaggi essenziali del libro...
Poi però la storia di Giulio, il personaggio principale, ha iniziato a rapirmi...in fondo si tratta di un thriller psicologico quindi è normale che la narrazione non sia lineare ma anzi salga di intensità solo verso la fine. Giulio ha sempre vissuto nell'ombra del fratello, nel senso che mentre Leo è un medico di successo, estroverso e pieno di vitalità, Giulio è un uomo timido di circa trentacinque anni, che vive un' esistenza anomala con moglie e figlio.
A mettere nell'ombra Giulio ancora di più sono le sue perdite di memoria che a volte lo fanno vivere in bilico tra il sogno e la realtà. Ma a cosa sono dovuti questi vuoti che riguardano soprattutto il passato? Forse si tratta solo di negazione...cancellare inconsciamente alcuni fatti dell'infanzia che non si vogliono ricordare...Il lettore a questo punto viene incuriosito, cosa sarà successo?
Come vi ho detto prima inizialmente ho avuto difficoltà a capire chi raccontasse i fatti ma la voce narrante di questo romanzo è affidata ad un personaggio esterno che ha il compito di raccontare ciò che Giulio gli ha confidato.
Non posso dire che questo romanzo mi sia piaciuto a pieno, ma trovo sorprendente come l'autrice in così poche pagine sia riuscita a creare un intreccio mentale/psicologio così profondo e con un risvolto finale sorprendente.
Se siete amanti del thriller o degli incastri psicologici non potete assolutamente perdervelo e se non siete quella tipologia di lettore provatelo lo stesso potrebbe stupirvi.

INTERVISTA


Ciao Alessandra perché non mi parli un po’ di te?
Ciao a tutti voi lettori e scrittori. Sono Alessandra, ho 24 anni. Mi sono diplomata al liceo classico e sono al quarto anno di lettere.

Quando hai cominciato a scrivere?
Come si legge sul mio sito ufficiale, ho sempre scritto. Fin da quando ho imparato a scrivere. Il primo vero racconto l’ho concluso a 11 anni. Scrivere era un istinto. Non consideravo ancora la scrittura come un lavoro da poter svolgere sistematicamente. Con la pubblicazione di Ragione e Follia la mia prospettiva è cambiata…

Ragione e Follia è il tuo primo romanzo? Qual è stata l’idea che gli ha dato vita?
La causa scatenante che mi ha condotta a scrivere Ragione e Follia è stato un sogno che ho avuto. Era il febbraio del 2011 e mi svegliai con delle immagini molto definite in mente, dalle quali abbozzai immediatamente un intreccio. Ma perché da un sogno mi venne voglia di scrivere una storia? L’idea era quella di scrivere qualcosa che mi sarebbe piaciuto leggere dato che, come molti, non leggevo abbastanza. Durante il liceo classico avevo dovuto leggere moltissimi classici e per me la lettura era uno studio e non una passione. Tuttavia uno scrittore non può permettersi di non leggere. Sarebbe come voler passare un esame senza aver aperto il manuale, solo perché si crede di conoscere già l’argomento.

Come è nata la tua passione per la scrittura? Ci sono autori classici o molto noti che credi abbiamo influenzato, in qualche modo, il tuo stile? Ti ha aiutato l’utilizzo dei social network per la promozione del tuo libro?
In qualche misura tutto ciò che ho letto deve aver influenzato il mio stile. Per questo, come dicevo nella risposta precedente, leggere è fondamentale. Questo è così vero che quando ho bene in mente cosa voglio scrivere la prima cosa che faccio non è una scaletta, non è prendere in mano la penna o accendere il pc, non è guardarmi intorno in cerca delle parole giuste con cui iniziare, ma è leggere un autore con uno stile simile a quello che vorrei utilizzare. Funziona!
I social network sono un’opportunità unica per la promozione di un oggetto. Permettono infatti di raggiungere esattamente coloro che manifestano interesse nell’oggetto stesso, eludendo le barriere geografiche.

Stai lavorando a qualche altro romanzo?
Ho appena concluso un nuovo romanzo. È una storia d’amore e di crescita. Contiene alcune esperienze reali della mia vita, ma solo nella misura in cui sono funzionali a raccontare una generazione, quella dei giovani di oggi, dei nostri problemi, delle nostre domande, delle nostre risposte e delle nostre soluzioni.

Se ora avessi dinanzi a te un quaderno pieno di righe vuote, cosa scriveresti?
…Anna camminava rapida lungo il marciapiede bagnato, udendo solo il rumore dei suoi passi sull’asfalto. Sentì una fitta al cuore e si voltò di scatto. I battiti accelerati aumentarono la sua attenzione mentre si guardava intorno, cercando quel volto nella buia desolazione della strada. Si rimise a camminare più svelta, mentre lo sguardo di quell’uomo continuava a colpirla alle spalle senza che lei potesse capire da dove provenisse. Sapeva che la stava seguendo, ma non poteva far nulla per evitare ciò che stava per accadere…

Qual è il libro che ti ha lasciato un segno?
L’Edipo re di Sofocle, per la sua trama perfetta, letta in lingua originale. L’Alchimista di Coelho perché ha il coraggio di scrivere sull’amore. Decisioni ed Emozioni, un saggio psicologico sull’influenza di cuore e testa nelle scelte personali.

Cosa vuol dire scrivere?

Scrivere è un’ammissione dell’ontologica parzialità dell’uomo. Non possiamo essere imparziali, in nessuna delle nostre azioni. La differenza è che quando scriviamo ad un tratto arriviamo a mettere un punto fermo. E mettere un punto fermo in un mondo dominato dal tempo e dalle sue imperterrite leggi significa affermare la propria consapevole parzialità. Scrivere significa non arrendersi passivamente a quelle leggi. Significa fare un passo avanti verso una meta, anche se si sa di non poterla raggiungere mai.

Ti ringrazio per il tempo dedicato, vuoi dire qualcosa agli scrittori emergenti come te?
Sì! Non dimentichiamo mai che scrivere è il lavoro più altruistico del mondo. Non scriviamo mai per noi stessi, per rispondere alle nostre domande o per il nostro ego. Scriviamo sempre per gli altri, per rispondere alle loro domande, facendo in modo che si dimentichino di chi sta dietro a quelle parole e possano fare proprio ciò che più si addice ai loro cuori. 

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